LunatikaMente

Pensieri a ruota libera, per scambiarci opinioni su ciò che ci passa per la testa, sulla vita, sul mondo.

domenica, novembre 27, 2005

Lavoro sempre Lavoro

Ho appena terminato di leggere un libro che molti considerano frivolo: "La Regina della Casa" di Sophie Kinsella.
Lo so, potrebbe fare ridere, ma nella sua demenzialità Sophie racconta una grande verità: la storia di questa ragazza, Samantha Sweeting che, convinta di fare il bene per sè e per la sua carriera da avvocato, con orari folli, straordinari continui, in un mondo dove più si lavora più si è importanti, bravi, dove si è schiavi del cellulare, della e-mail, in realtà arriva poi a trascurare sè stessa.
Non un week end libero, non una relazione di affetto sincero, con del tempo strettamente passato solo con il "lui" o la "lei", senza che il cellulare suoni per lavoro.
Nemmeno il tempo per poter fare una seduta in un centro benessere, consigliatole dall'unica amica che si preoccupa di lei; abbandonata, nel giorno del suo compleanno, anche dalla madre, pure avvocato, troppo preoccupata dalla sua carriera per potersi concedere una cena per festeggiare la figlia, così come il fratello "manager".

Non è solo un libro, è la realtà per molte persone: io che mi lamento delle mie 8 ore, + 1 di mensa e 2 ad andare e tornare (11 ore della mia giornata dedicate al lavoro!!) sono solo un piccolo caso in mezzo a tanti anche peggiori: l'altro giorno ero sul treno e una ragazza raccontava di essersi sposata da un mese e che la sera sia lei che il marito tornano talmente tardi da potersi concedere giusto un panino; su un noto settimanale una ragazza si lamentava del fatto che il fidanzato torna a casa talmente tardi da compromettere il loro rapporto, in piedi quasi solo per l'abitudine.

A volte me lo chiedo: è giusto pensare alla carriera, soprattutto chi ha studiato tanto... ma sarà davvero lì la felicità? Non credo, non del tutto.
La vita è breve, e scorre veloce, soprattutto quando ogni giorno è uguale ad ogni altro, tra 4 mura d'ufficio... è normale chiederselo: cos'è tutto questo correre?
A volte mi chiedo dove in realtà stiamo andando.

18 Comments:

At 11:58 PM, novembre 30, 2005, Blogger Unknown said...

Lavorare per vivere o vivere per lavorare?
Il più delle volte la seconda opzione è un ripiego.
Quando dai l'anima per il lavoro, spesso è xché al di fuori di quello hai ben poco...
Soprattutto se sei un dipendente... certo, è gratificante sapere che i propri meriti lavorativi vengano riconosciuti (e magari ben remunerati), ma può il lavoro dare la felicità? Non credo...

 
At 6:06 PM, dicembre 01, 2005, Blogger Nicola Campostori said...

più che un ripiego, spesso è una necessità. c'è gente che si fa il mazzo ogni santo giorno per mantenere la famiglia. certamente avrebbe altro al di fuori del lavoro, ma vaglielo a dire ai conti a fine mese....

 
At 9:45 PM, dicembre 01, 2005, Blogger Unknown said...

x garguz
Beh, ma chi si fa il mazzo per mantenere la famiglia rientra nella categoria "lavorare per vivere"! Non credi?

 
At 11:14 AM, dicembre 02, 2005, Blogger Nicola Campostori said...

si beh hai ragione

 
At 2:57 PM, dicembre 02, 2005, Blogger Lunatika said...

Mamma mia, che cultura ;-)

 
At 3:03 PM, dicembre 02, 2005, Blogger Lunatika said...

Cavoli.....che mondo infame!

 
At 5:34 PM, dicembre 02, 2005, Blogger Mark said...

Eh Eh Eh coccoverde che fai? Mi scivoli su una buccia di banana? Mi scrivi un articolo degno del Times e poi scrivi "poteva andarmi peggio". Ma insomma, si dice "sarebbe potuto andarmi perggio" :)

Scherzo, su!. Sono un cazzo di professorino LOL

 
At 6:33 PM, dicembre 02, 2005, Blogger Unknown said...

Altri studiosi hanno teorizzato una cosa chiamata piramide dei bisogni... e, disgraziatamente forse, al posto più alto c'è una cosa chiamata AUTOREALIZZAZIONE. Ormai nel mondo post-moderno questo significa guadagnare tanto (almento agli occhi degli "altri"). E, guardacaso, sentirsi accettati è un altro degli elementi della succitata piramide.
Maslow diceva, in pratica, che non possiamo soddisfare un bisogno di categoria superiore se prima non abbiamo fatto i conti con quelli di categoria inferiore. Classificava i bisogni in questo modo:
- bisogni fisiologici (fame, sete, un tetto)
- sicurezza;
- appartenenza;
- stima;
- autorealizzazione.

La mia idea è che queste categorie siano meno indipendenti di quanto teorizzato, siano un po' concatenati. Nel senso che realizzarsi professionalmente (giusto per non divagare) contribuisce sia all'autorealizzazione, sia appaga il bisogno di stima (il gruppo in cui vivo mi apprezza e riconosce le mie qualità) e appartenenza (grazie al mio lavoro ho raggiunto un determinato status).

Ma sicuramente finché non mangio e non so dove dormire, penso a tutto tranne a realizzare sogni e appagamenti psicologici!

 
At 6:37 PM, dicembre 02, 2005, Anonymous Anonimo said...

"sarebbe potuto andarmi perggio":
oh professorino pignolino....hai le dita atrofizzate????
Almeno se correggi gli altri cerca di rileggere il tuo testo prima d'inviare il post.
Baci :)

 
At 7:29 PM, dicembre 02, 2005, Blogger Lunatika said...

Sarebbe potuto andarmi peggio???????????????????
Ma è italiano????????

 
At 8:42 PM, dicembre 02, 2005, Blogger Unknown said...

Quella di mark0z mi sembrava una battuta... io l'ho letta in questo modo... ha corretto coccoverde facendo anche lui un errore....

 
At 9:33 AM, dicembre 03, 2005, Anonymous Anonimo said...

Per Oriana: ma......allora sei avanti!!!!

 
At 4:54 PM, dicembre 03, 2005, Blogger Mark said...

Brava Oriana la mia era una battuta, ma forse era troppo sottile er essere arrivata a tutti (anche se avevo messo il sorrisino a fianco al famigerato "sarebbe potuto"). Ovviamente, a scanso di equinvoci, il condizionale passato del verbo potere richiede, quali ausiliario, il verbo avere, quindi "Avrebbe potuto".

Comunque la prossima volta metterò i sottotitoli, così capite tutti.

 
At 5:06 PM, dicembre 03, 2005, Blogger Mark said...

x Oriana

"Ma sicuramente finché non mangio e non so dove dormire, penso a tutto tranne a realizzare sogni e appagamenti psicologici! "

Mah, secondo me il problema sta nel fatto che ci sentiamo sazi solo dopo aver mangiato molto di più di quanto in realtà ci serva e vogliamo un tetto molto più accogliente di quel che ci basta. Allora, presi dal vortice del benessere perdiamo di vista quel che conta davvero e prendiamo ad imitazione modelli sbagliati facendoli nostri. Interiorizziamo tanto questa mentalità da credere che sia nostra. In realtà spesso ciò che pensiamo sia frutto delle nostre pulsioni consce o inconsce non è altro che un elemento indotto (attraverso migliaia di canali, primo tra i quali la televisione) da chi tira i fili del nostro "bel paese" rendendoci degli schiavi consumisti ai loro servigi.

 
At 11:30 AM, dicembre 04, 2005, Blogger Lunatika said...

E' che non mi aspettavo una battuta da uno presuntuoso come te ;-)))

 
At 10:10 AM, dicembre 05, 2005, Anonymous Anonimo said...

Infatti ti ho fatto notare l'ortografia , non il verbo.....pignolino...
dei miei stivali :)

 
At 10:12 AM, dicembre 05, 2005, Blogger Mark said...

si si certo, come no :)

 
At 10:19 AM, dicembre 06, 2005, Blogger Mark said...

E' solo un errore di battitiura, ops un altrio, ops un altrio acrora, mannaggia non si finisce mai!

 

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